Imposta di soggiorno: l’equilibrio necessario per tutelare il settore turistico

L’imposta di soggiorno continua a essere uno dei temi più discussi del settore turistico-ricettivo in Italia. Il suo impatto tocca da vicino sia le imprese alberghiere che i viaggiatori, rendendo necessario un equilibrio tra esigenze fiscali dei Comuni e sostenibilità economica per le strutture ricettive.

Nel 2025 il dibattito è tornato al centro dell’attenzione, anche in vista delle proposte di revisione presentate dal Ministero del Turismo e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Le principali associazioni di categoria — Federalberghi, Confindustria Alberghi e Assohotel — stanno seguendo con attenzione l’evoluzione del confronto, ribadendo la necessità di una riforma che semplifichi gli adempimenti e mantenga stabile la pressione fiscale sul comparto.

Le proposte delle imprese turistiche

Le associazioni del settore restano ferme nel loro no all’estensione dell’imposta di soggiorno ai comuni non turistici e a ogni ipotesi di aumento generalizzato delle tariffe. L’obiettivo è evitare ulteriori aggravi economici su famiglie e imprese, in un contesto già caratterizzato da costi energetici e gestionali elevati.

Le proposte avanzate puntano a migliorare l’attuale sistema, intervenendo su quattro aspetti chiave:

  • Tetto massimo nazionale: mantenere la tassazione entro limiti sostenibili, senza superare le soglie attualmente in vigore.
  • Semplificazione degli adempimenti: introdurre procedure digitali uniformi e integrate con le piattaforme regionali, per ridurre la burocrazia e agevolare gli albergatori.
  • Uniformità territoriale: adottare un regolamento quadro nazionale che garantisca coerenza e chiarezza nell’applicazione dell’imposta, evitando disparità tra località turistiche.
  • Trasparenza e reinvestimento: assicurare che il gettito raccolto sia destinato effettivamente a progetti di valorizzazione turistica, manutenzione urbana e promozione del territorio.

Queste misure, secondo le imprese, renderebbero l’imposta più equa e gestibile, senza penalizzare la competitività delle destinazioni italiane rispetto ad altri Paesi europei.

Un dialogo istituzionale aperto

Il confronto tra Governo, ANCI e rappresentanze di categoria prosegue con l’obiettivo di trovare una sintesi tra esigenze locali e sostenibilità per le imprese. I Ministeri del Turismo e dell’Economia hanno espresso disponibilità a mantenere una linea di continuità senza aumenti generalizzati e a lavorare su una semplificazione amministrativa che favorisca la digitalizzazione degli adempimenti.

Le associazioni auspicano che la riforma tenga conto delle peculiarità del settore hospitality e della centralità del turismo per l’economia nazionale. Il 2025 rappresenta infatti un anno cruciale: l’Italia si prepara a una stagione turistica che promette numeri record, ma che richiede politiche fiscali stabili e orientate alla crescita.

Preservare la competitività del turismo italiano significa garantire condizioni eque per le strutture ricettive, valorizzare le destinazioni e assicurare che ogni misura fiscale sia realmente al servizio del settore e dei territori che vivono di ospitalità.

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